La domanda è scomoda ma aleggia in molte delle agenzie che si occupano di contenuti e in particolare della gestione dei profili social delle aziende.
L’evoluzione degli algoritmi di Facebook oggi, e presto anche di Instagram, ci dimostra come la corsa di alcuni anni fa a scalare la numerica di fan e follower (nella prima fase di sviluppo dei social network), a cui ha seguito in un’epoca più matura un obiettivo di engagement, oggi non è più sostenibile.
La reach organica dei social network è sempre più bassa, in alcuni casi si attesta tra 0-1% (es. Facebook), il che significa che in media un contenuto sulla pagina di un’azienda o di un brand può essere visto o notato soltanto da 1 dei 100 follower della pagina.
I social, attraverso il piano editoriale, sono stati spesso l’escamotage utilizzato per mantenere gli equilibri, e in quest’ottica sono diventati il canale “low cost” con cui comunicare: ha ancora senso questo approccio?
Forse no, a meno che si abbia anche un budget media destinato a dare visibilità a queste iniziative, ma questo imporrebbe, a questo punto, sia uno sviluppo più sofisticato dei contenuti da distribuire sia una maggiore selezione dei temi, dei messaggi, delle priorità.
Questo è quello che la maggior parte dei social network consigliano ad oggi: all’autenticità si associa la rilevanza. Solo così puoi continuare ad alimentare la relazione con i tuoi utenti.
Ci sono almeno tre argomenti di peso che “smontano” l’approccio finora adottato alla costruzione del piano editoriale.
In questo contesto sono necessari 3 impatti operativi che i brand debbono considerare.
In realtà la questione si pone in termini ben più ampi di quelli descritti finora perché evidenzia come l’evoluzione del panorama digitale stia rendendo tutto più complesso. Lo stimolo ci arriva da un articolo pubblicato da recente dal NY Times il cui titolo diceva: “Advertising Industry has a problem: People hate Ads”.
L’articolo mette in luce la questione sempre attuale del progressivo allontanamento delle persone, soprattutto le generazioni più giovani, dalla pubblicità che, non gioca più il ruolo di dettare le tendenze culturali e di consumo di un’epoca.
Il punto nodale è la nascita di un nuovo modello di relazione tra consumatori e brand, dove esiste maggior spazio per creare, interagire e intrattenere. In questo contesto essere semplici spettatori non basta più, specialmente per le nuove generazioni che vogliono invece remixare contenuti e reinventare storie a partire da un nuovo protagonista: se stessi.
In questo scenario tutti hanno un’audience e tutti sono potenziali creatori. In questo passaggio si trova la chiave di lettura della content strategy per le aziende nel domani: il passaggio da watch a create.
Prendiamo come esempio il successo venuto alla ribalta di recente con TikTok. Oggi tutti parlano dell’ultimo dei Social Network arrivato alle orecchie dell’opinione pubblica, eppure è un fenomeno che da tempo è presente in Italia e oggi può già contare circa 3 milioni di iscritti nel nostro paese, di cui la gran parte appartenente alla Generazione Z.
TikTok pone proprio al centro il nuovo modello di relazione tra consumatori e brand, in cui l’ispirazione genera quella creatività spontanea che stravolge il modo con cui tradizionalmente interagiamo con i contenuti.
Come possono i brand sfruttare questa complessità? Alla base della content strategy del domani dei brand ci sono 5 regole importanti da tenere in considerazione (utili per agenzie e clienti).