Sulle novità di Facebook presentate durante l’annuale conferenza F8 avrete già letto molto, quindi le daremo per scontate. Vogliamo però condividere il nostro punto di vista sull’evoluzione sempre più rapida di Facebook in termini di vero e proprio ecosistema, perché ormai parlare solo di social network è limitativo.
Di tutte le novità presentate mi hanno colpito in particolare la rapida evoluzione nella gerarchia dei rapporti tra persone e contenuti e le nuove occasioni di vendita da parte dei brand.
L’esperienza negli ultimi 10 anni è stata many to many: i contenuti di amici e inserzionisti comparivano nel feed secondo un ordine realmente noto solo all’algoritmo. È stata per anni una lotta all’ultimo like, commento e condivisione, in un luogo pubblico dove tutti potevano vedere tutto. Non a caso per anni le abbiamo chiamate vanity metrics.
Ora però l’esperienza su Facebook subirà importanti cambiamenti, che ho provato a sintetizzare nelle tre direzioni principali che riguardano i contatti sulla piattaforma: one to many, one to few, one to one.
Ogni autore diventa sempre più broadcaster di contenuti con l’obiettivo di raggiungere il maggior numero di persone, al di là dell’esibizione di interazioni e visualizzazioni. Già oggi le stories, fenomeno del momento, non mostrano alcun risultato di reach e interazione (se non all’autore). Su Instagram si sta inoltre testando la possibilità di nascondere il numero di like e visualizzazioni dai video.
Si darà spazio alle relazioni da sviluppare e consolidare in modo “privato”, argomento principale di quest’anno. Nella profonda revisione dell’interfaccia di Facebook (più bianca o nera – a scelta dell’utente – e comunque molto meno blu), si darà molto più spazio ai gruppi (di cui fanno già parte 400 milioni dei 2,38 miliardi di utenti connessi a Facebook) e alle community (eventi, giochi, comunità locali, appuntamenti – Tinder, attento!). Le persone potranno così sviluppare i loro rapporti sociali in modo sempre più “omnicanale”, con un passaggio fluido dal mondo digitale a quello fisico. Non a caso il video emozionale proiettato all’inizio di F8 si conclude dicendo:
Qualsiasi cosa farai con la tua nuova vita non chiederti come la farai, ma con chi la farai.
il ridisegno di Messenger e lo sviluppo ulteriore di WhatsApp offriranno la possibilità ai singoli utenti o aziende di parlare in modo sempre più veloce e semplice con amici e clienti per sviluppare rapporti diretti, anche attraverso conversazioni segrete e crittografate. Sarà inoltre lanciato Portal, un apparecchio per videochiamate, da tenere fisso in cucina, salotto o camera, attraverso cui fare videochiamate con amici e parenti, con funzionalità evolute di realtà aumentata ed equipaggiato con Alexa di Amazon.
Di fatto sembra un ritorno al web pre-social, dove i rapporti venivano sviluppati attraverso forum, blog, chat (mIRC, ICQ), o addirittura al digitale pre internet, quando ci si collegava con il modem da 14,4 kBit/s alle BBS e non si parlava di like ma di scambi proficui tra le persone. Avevo un’età a una sola cifra, confesso di averlo solo visto fare.
L’altra importante evoluzione che voglio segnalare riguarda invece gli scambi di natura commerciale: l’estensione delle possibilità di vendita e acquisto offerte da Facebook.
Rinnovata gerarchia tra le persone, contenuti sempre più volti a stabilire relazioni dirette e nuove modalità di pagamento: ecco il futuro dell’ecosistema Facebook. Le strategie aziendali dovranno adattarsi e trovare nuovi significati in un continuum che parte dalla necessità di ottenere reach estesa fino ad arrivare alla gestione di un contatto sempre più personalizzato, come proposto dal Precision Marketing, e intimo, tipico del Customer Relationship Management, che si sta integrando in un’unica disciplina che esula dai silos e pone realmente al centro l’utente finale.
Bonus content: se siete arrivati fin qui vi meritate un contenuto extra che spiega la provocazione nel titolo di questo articolo. Il 10 gennaio 2010 sul New York Times Zuckerberg diceva che se avesse potuto ridisegnare il suo social network avrebbe reso pubbliche le informazioni dei 350 milioni di utenti di allora. I tempi cambiano, e per fortuna anche anche i punti di vista.
Se siete arrivati fin qui vi meritate un contenuto extra che spiega la provocazione nel titolo di questo articolo. Il 10 gennaio 2010 sul New York Times Zuckerberg diceva che se avesse potuto ridisegnare il suo social network avrebbe reso pubbliche le informazioni dei 350 milioni di utenti di allora. I tempi cambiano, e per fortuna anche anche i punti di vista.